Moltissimi in questi giorni esprimono i loro timori circa questa epidemia virale. I sentimenti, semplicemente umani, sono quelli della paura, dell’ansia, dell’apprensione per il futuro. Siamo tutti nella stessa barca, accomunati da una condizione che ci dovrebbe unire. Ci troviamo a combattere questo virus nella nostra mente prima ancora che nella quotidianità. Per questo condivido con voi qualche riflessione che spero possa essere utile.
- Non essere prudenti e non rispettare le indicazioni date dalle autorità preposte non è la soluzione alla paura. Questo atteggiamento viene definito controfobico, si va incontro al rischio piuttosto che evitarlo, ed è ovviamente solo disfunzionale, non ha nulla a che fare con il coraggio.
- Siamo abituati, chi più chi meno, a cercare il controllo nella nostra vita. In questa epidemia è quasi impossibile stabilire un controllo reale sulla possibilità di contagio e sugli effetti concreti di una simile eventualità. Questo genera, inevitabilmente, angoscia.
- Preferiamo tutti evitare la consapevolezza di quanto siamo fragili. Siamo esposti continuamente ad ogni genere di pericolo per la nostra vita e la nostra salute. La scienza, la tecnologia, la ragione, la prudenza possono alleviare la sensazione di impotenza alla base di questa angoscia, ma non potranno mai cancellarla.
- Non c’è nulla di peggio che sentirsi impotenti. Anche se è una condizione universale, che ci riguarda senza distinzioni. Per evitare questa sensazione si fa di tutto. Proviamo a trasformarla in rabbia verso qualcuno, in sfida, sviluppiamo pensieri o comportamenti ossessivi, rituali, oppure ce la prendiamo con noi stessi sentendoci inadeguati. Anche il senso di colpa è un modo per non sentirci comunque impotenti.
- Più siamo abituati al controllo più possiamo soffrire una situazione come questa. Possiamo attrezzarci, informarci, isolarci, cercare prudentemente delle soluzioni per proteggerci. E questo va benissimo. Ma questo difficilmente ci eviterà l’ansia per un futuro ignoto che ci appare tanto minaccioso quanto privo della nostra possibilità di gestirlo.
- Ovviamente il controllo sul futuro è fondamentalmente un’illusione. Arrendersi a questa evidenza è l’unica possibilità. Nel mio articolo sull’espressione giapponese Nankurunaisa parlo di questo delicato equilibrio tra il fare ed il non fare. Ma noi non abbiamo alcun bisogno di controllare il futuro. Abbiamo bisogno di maturare una fiducia che sia quello che ci riserva la vita, sia il frutto delle nostre scelte sarà infine positivo per noi. La psicologia e la spiritualità sono strumenti utilissimi per maturare una simile visione della vita.
- Alla fiducia nella vita si accompagna una maggiore fiducia in noi stessi. Confidando sul fatto che qualsiasi cosa ci possa capitare sapremo reagire nel modo migliore al momento, utilizzando al meglio le nostre risorse e facendo scelte che alla fine si riveleranno opportune. Questa è la capacità di adattamento.
- Vivere alla giornata aiuta sicuramente a vivere meglio. Facendo il meglio che possiamo fare. Il famoso qui ed ora caro a chi fa il mio lavoro. Se la mia attenzione va nel futuro sento ansia, se va nel passato tristezza. Il presente è l’unico tempo connesso alla realtà.
- Si può e si deve esaminare la realtà da diversi punti di vista, provando a mettere in discussione il nostro giudizio, sia per distinguere i fatti dalle convinzioni, sia per potersi accorgere di possibilità cui non si aveva fatto caso. Qualsiasi condizione negativa include qualcosa di positivo. In qualsiasi difficoltà si cela un’opportunità.
“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento” Charles Darwin